Grazie, Presidente. Ringrazio il Presidente Draghi, perché nel suo discorso ha dato spazio e respiro ai temi della cultura, della scuola, dell'università e della ricerca focalizzando sulla promozione del capitale umano uno degli obiettivi centrali del progetto di riforme che il suo Governo si propone di attuare. Consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti è una missione che deve tener conto della complessità del sistema scolastico italiano, indagando le cause che hanno determinato fratture e discontinuità nei percorsi formativi del nostro Paese. Sappiamo che oggi la didattica a distanza, nonostante il grande lavoro degli insegnanti, ha aumentato le disuguaglianze e che si sono accumulati ritardi di apprendimento che vanno misurati con dati oggettivi, come quelli che l'Invalsi ci fornisce. Lo faremo, con l'attenzione che il tema merita.
Il suo discorso, Presidente, ribadisce il rapporto che esiste tra scuola, società e cultura. Per la cultura molto si è fatto in questi mesi di difficoltà, che hanno visto chiudere cinema, teatri, spettacoli dal vivo, ma anche librerie, biblioteche e archivi. Si è intervenuti con ristori significativi, ampliando, via via, il numero dei beneficiari ed estendendo i contributi a settori finora mai raggiunti. Oggi si prosegue e si rafforzano le azioni di tutela e di protezione dei lavoratori, nella consapevolezza che occorre ricostruire un settore in profondissima crisi.
Per la scuola, invece, da tempo facciamo nostre le urgenze evidenziate dalle indagini europee diventate ineludibili dopo un anno di pandemia, come quella che stiamo vivendo. Occorre continuare ad impegnarci per ridurre la dispersione scolastica, per riportare a scuola in presenza gli alunni, tutti gli alunni, senza rinunciare ai grandi vantaggi che la didattica a distanza assicura. e dobbiamo, soprattutto, garantire a tutto il Paese e le connessioni necessarie, che oggi rappresentano davvero un nuovo diritto di cittadinanza da assicurare a tutti, dal nord al sud del Paese.
Sappiamo, però, che dobbiamo aumentare l'attrattività e il prestigio della professione di insegnante, lavorare sulla selezione e sul reclutamento, potenziare le competenze digitali, promuovendo l'eccellenza dell'insegnamento a tutti i livelli e sostenendo una nuova organizzazione dei programmi e dell'apprendimento, valutando, Presidente, la qualità degli insegnanti stessi non solo in base all'anzianità di servizio, ma anche per il merito che si conquistano ogni giorno a scuola. Per questo, Presidente, è necessario aumentare gli investimenti sull'istruzione, passando dall'attuale 3,8 del PIL al 5 per cento e raggiungendo così la media europea e garantire i livelli essenziali delle prestazioni pro capite per istruzione e formazione, considerando il fabbisogno per ogni bambino in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, assicurandone la gratuità per gli indigenti. Utilizzare il Next Generation EU per rafforzare il sistema di istruzione e per il contrasto alla povertà materiale ed educativa ci consentirà di incidere sulla disomogeneità territoriale. Ne abbiamo bisogno per aumentare i nidi, per assicurare il tempo pieno a scuola, incrementando l'occupazione femminile e dando un concreto supporto a una piena libertà di scelta da parte delle donne.
Siamo consapevoli che la pandemia ha davvero provocato ferite profonde nelle nostre comunità, anche sul piano culturale ed educativo. I cambiamenti epocali accelerati dal COVID, la globalizzazione, la trasformazione digitale, la transizione ecologica hanno cambiato il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione di tutti gli ordini di scuola. Abbiamo bassi livelli ancora di formazione universitaria, troppo pochi sono i nostri laureati ed è nota la difficoltà nel nostro Paese di fare incontrare l'offerta e la domanda nel mondo del lavoro. Ecco perché lavoreremo sugli ITS e sulle lauree professionalizzanti, utilizzando al meglio le risorse del Recovery Plan. Ma il PNRR ci impone un cambio di prospettiva: occorre condividere potenzialità e risorse, far fronte alla pandemia e affrontare il futuro mettendo in comune dati e ricerche, garantendo forme di responsabilità collettiva. La crisi attuale può essere l'occasione di modificare la nostra idea di fruizione culturale rispetto alle filiere tradizionali dell'apprendimento. Occorre ripensare a modelli più flessibili e decentrati. Occorre costruire nuove alleanze tra la cultura e la rivoluzione digitale e riconoscere spazi alle digital humanities, valorizzare il patrimonio materiale e immateriale, garantendo coesione sociale per generare cultura inclusiva. Questo, Presidente, dovrà essere il nostro comune obiettivo.